Guest Post: GIORNI E NUVOLE

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Giorni e nuvole non è di certo un kolossal americano, uno di quei blockbuster da vedere e rivedere più volte da soli o anche in compagnia. E’ solo un “piccolo” film italiano ideato e diretto da Silvio Soldini, lo stesso che ha diretto nell’ormai lontano 1999 Pane e tulipani.

Vincitore di due David di Donatello per la migliore attrice protagonista (Margherita Buy) e la migliore attrice non protagonista (Alba Rohrwacher), Giorni e nuvole racconta la storia di Elsa (Margherita Buy) e Michele (Antonio Albanese). I due sono il nucleo di una ricca famiglia colta che vive in una lussuosa casa con tutte le comodità e agiatezze del caso. Elsa lavora per passione gratuitamente per riportare alla luce un vecchio affresco, lui è invece un ricco imprenditore che lavora presso una ditta affermata. La figlia Alice vive insieme col ragazzo, non tanto amato dai due genitori, e con lui gestisce un piccolo ristorante.

Un giorno la vita più che agiata di Michele ed Elsa viene sconvolta da una notizia: Michele ha perso il lavoro dopo che i due soci lo hanno fatto fuori dall’azienda. Con essa i due felici coniugi potranno dire addio alla casa, alle cene al ristorante e alla barca. Da lì cominceranno una serie di peripezie e disavventure tragico-drammatiche che faranno vacillare le stesse fondamenta della famiglia. Dopo tutto quello sfarzo, rinunciare alla pittura e trovarsi a lavorare come pony express risulta molto difficile e trovare il giusto equilibrio mentale può risultare quasi impossibile. Nel finale incerto però un barlume di speranza si intravede all’orizzonte.

Ve lo propongo perché si tratta di una pellicola che merita di essere vista ora più che mai data l’attuale situazione economica che pervade ogni città occidentale. Il film si incentra infatti sulla precarietà del lavoro e sulla staticità della vita che talvolta può rappresentare un’ancora di salvezza. E nel film lo stesso continuo ricorrere ad allegorie tipiche come quadri, acquari, fotografie e barche richiama l’immobilità della condizione sociale dei due protagonisti. La chiave di lettura consiste proprio in questo: la situazione di staticità dovuta alla perdita del lavoro di Michele e della seria difficoltà a trovar un’altra occupazione solida e concreta avanza in realtà verso una speranza e verso la scoperta di sé stessi come, è il caso di dirlo, un antico affresco che ritrova la luce grazie a diligenti sforzi nel riportarlo allo splendore originario. E così anche i due protagonisti della storia si ritroveranno alla fine più consapevoli che mai della loro situazione ed anche più maturi.

E a voi è piaciuto il film? Aggiungete un commento!

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