Favola horror che proietta Del Toro tra i grandi filmmaker contemporanei |
La storia della piccola Ofelia, bambina che si trova a fare i conti con una madre malata e un violento padre a capo di un piccolo convoglio militare nella Spagna dilaniata dalla guerra civile del 1944, oltre che con un fauno che la vuole proiettare nel mondo fantastico delle fiabe alla ricerca di una vita migliore, avrebbe potuto essere portata sullo schermo da una grande produzione americana. Invece, la trilogia informale di Guillermo Del Toro iniziata con La spina del diavolo prosegue con un altro film messicano diretto dallo stesso regista con ancor più maestria e ispirazione.
Se come molti critici insistono- ma non è comunque difficile cogliere tali aspetti- Il labirinto del fauno sembra pescare a piene mani da classici come Alice nel paese delle meraviglie e Le cronache di Narnia, nutrendosene spudoratamente, è anche vero che le differenze con queste opere rimangono profondamente marcate. Mentre in Narnia i ragazzi venivano catturati in un mondo onirico e lì vi si svolgeva il resto del film, Ofelia deve conquistare la libertà nel contesto più tragico e al tempo stesso più spaventoso della realtà. Inoltre, mentre i romanzi di Lewis (e Tolkien) propongono il tema ormai abusato dell’eterno conflitto tra Bene e Male, dell’inganno e della lealtà, Il labirinto del fauno potrebbe esplorarne altri: è un film sulla crescita, sulla morte, sulla nascita, sulla vita, sull’essere donna e sulla libertà. E ancora: mentre altre produzioni si avvalgono di un confortante finale melodrammatico (il bacio tra Susan e Caspian ne Il principe Caspian rimane un esempio calzante e immediato ma non isolato) questa opera può soltanto offrirci materiale su cui riflettere. Talvolta si gioca sull’ambiguità, confermando di non voler esplicitare ciò che da soli possiamo liberamente interpretare, e le esperienze di Ofelia nell’altro mondo presentano figure simboliche che gli appassionati potranno divertirsi a decifrare (l’orologio di Vidal sembra essere una delle ossessioni di Guillermo Del Toro).
Film come questo ci catturano non solo nel loro mondo magico e fantastico che sembra uscire da una fiaba – seppur tenebroso e tragico come questo, per quanto rappresentato da effetti digitali modesti – ma anche nella realtà che descrivono, dove, sebbene in un contesto più storico e limitato, siamo messi di fronte ad una serie di personaggi per cui è impossibile non patteggiare. Il labirinto del fauno è chiaramente un fantasy, ma sono il suo realismo e il suo lato oscuro ma veritiero a sconvolgere maggiormente- con il padre di Ofelia, Vidal, che tortura i ribelli e rimane poi sfigurato da una lama.
Con ruoli sorprendenti, è un fantasy aperto alla nostra interpretazione che si radica in una cupa atmosfera horror in cui non manca del sangue. Non privo di difetti e sconsigliato a chi si aspetta un epico film per famiglie, Il labirinto del fauno è il film che ha proiettato Guillermo Del Toro nella ristretta cerchia dei più grandi registi del pianeta.
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Un film, una poesia, una faba…difficile recensire questo piccolo capolavoro, guglielmo del toro è un regista che apprezzo molto,
film da vedere e rivedere!