Un’esperienza disturbante e spaventosa |
Come spesso accade con gli horror, raccontare la trama dell’opera renderebbe tutto il suo contenuto scherzosamente ridicolo (questo il motivo per cui non la riporto qui), ma vedere un film come Sinister presuppone in te-spettatore l’essere disposto ad accogliere la strana idea del regista e permettere al film di attanagliarti la mente durante (e forse anche dopo, nei casi migliori) la sua visione. E con Sinister è quello che succede.
Contro le ultime tendenze del cinema horror -demoni in camera da letto, filmini girati con il cellulare, remake di opere classiche- Sinister si fa apprezzare per la sua genuina concezione della paura e dello spavento. L’avvincente giallo in cui si imbatte lo scrittore Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è qualcosa su cui nessuno sceriffo vorrebbe mai posare gli occhi realmente; ma ciò che più spaventa sono per ovvie ragioni i risvolti personali che l’eroe è costretto a subire per la sua negligenza, la punizione inevitabile per la trasgressione.
Il regista Scott Derrickson e lo staff lavorano sul sonoro più che sulla vista al fine di rendere l’esperienza più disturbante, proponendoci un mix di scricchiolii provenienti dalla soffitta che fanno aumentare il sudore in sala (a questo proposito date un occhiata ai contenuti speciali sul DVD). Mentre l’indagine prosegue e una verità più oscura viene a galla, il film cambia passo e ci conduce in un tunnel da cui non possiamo più uscire, un mondo dove il condizionamento psicologico ci disorienta e una maschera è sufficiente per far emergere le nostre paure più ancestrali. E se alla fine dei titoli di coda non sarete esausti di impiccagioni e omicidi di massa…beh, vi sarete comunque goduti un bel film che, senza strafare, sazia la vostra fame di orrore e si proietta in una posizione di rilievo tra gli horror della scorsa stagione.
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