Cronenberg va dallo psicanalista alla ricerca di qualcosa che si addica al suo inimitabile stile, ma Freud -scopriamo- è meno estremo di lui |
Jung (Michael Fassbender) e Freud (Viggo Mortensen). O, se preferite, Freud e Jung. E Sabina Spielrein (Keira Knightley). David Cronenberg, regista amante della “carne”, è rapito di fronte al rapporto maestro-discepolo che si instaura tra i due grandi studiosi di psicoanalisi del Novecento e dalla relazione perversa e pericolosa intrattenuta dalla Spielrein con Jung. In quanto tale A dangerous method è un film sugli equilibri precari, un’opera che osserva con una certa malinconia la vita di tre anime stanche. Jung, svizzero e protestante, trova in un immenso Michael Fassbender la propria ragion di esistere sulla celluloide. Freud rimane invece sullo sfondo, nonostante l’impronta indelebile del quasi irriconoscibile Viggo Mortensen. Di Keira Knightley è invece l’interpretazione migliore, sebbene non priva di imperfezioni (in alcuni punti eccessivamente forzata), una psicopatica che preferisce la violenza alla tenerezza e che è in grado di cogliere, nonostante tutto, i risvolti più nascosti della vita dei pazienti.
Nonostante la recitazione sia (quasi) inappuntabile, è Cronenberg a rimanere purtroppo al di sotto delle ambizioni: ritmo eccessivamente lento, voce fuori campo e messa in scena classicheggiante convincono poco. Soprattutto però, il film manca di quell’inventiva che i suoi capolavori del periodo del body horror avevano, restituendoci un autore che affronta oggi tematiche più soft (è lecito pensare che la scena in cui la Knightley viene seviziata si sarebbe vista integralmente nelle sue produzioni passate) e soprattutto più rigidamente tradizionali o, come in questo caso, storiche. Quel che ne risulta è un ritratto cupo, triste, spaventoso, sconvolgente e potenzialmente scomodo (certo, non quanto un “Videodrome”). Non per questo, A Dangerous Method può dirsi del tutto riuscito. Potremmo sintetizzare così: Cronenberg dallo psicanalista mette (in parte) un freno inibitore alle sue pulsioni più estreme (e alle sue stravaganti implicazioni), che in passato raramente aveva controllato.
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Sono d’accordo, eccessivamente lento. Peccato perché lo avevo caricato di aspettative!