Il (Dis)gelo delle idee
Con le dovute precisazioni del caso, è facile accostare la saga dell’Era glaciale a quella de I Pirati dei Caraibi. Entrambe sono infatti partite da un magnifico primo episodio per poi trasportare i loro riusciti personaggi in avventure via via più surreali e soprattutto noiose, con gli autori costantemente alla ricerca di eventi spesso paradossali e mal digeriti dalla critica che potessero costituire fonte di nuove idee e personaggi. Ma è soprattutto questo stonato Continenti alla deriva a somigliare ad un film della serie con Johnny Depp, con il Capitan Sbudella (una sorta Davy Jones in versione primate) e la sua nave di ghiaccio (che sembra tanto la Perla Nera maledetta) ad alimentare possibili sviluppi della trama “via mare”.
L’avventura pirata dei nostri (interessante la parentesi delle sirene, ma mal proposta), cui fanno eco le precedenti avventure e in particolare Il disgelo, vede l’ennesima introduzione di personaggi che continuano ad aumentare la dose di buffoni della comunità preistorica, producendo un effetto nefasto. Perché se in buona fede avevamo accettato l’arrivo della strampalata Elly e dei suoi due “fratelli” opossum tre film or sono, gli studi Blue Sky hanno ancora una volta deciso di insistere su questa linea promuovendo con il passare del tempo personaggi sempre più superficiali e ridicoli. Evitabile stavolta la parentesi dei mammuth adolescenti, anche se non è l’unica trovata poco azzeccata. Perchè se il film non coinvolge la colpa è innanzitutto di storia e protagonisti: poche e tutte mal scritte le novità. Un’ulteriore critica inoltre dovrebbe essere mossa al doppiaggio italiano, perché purtroppo nella nostra versione la voce di Manny il Mammuth viene radicalmente cambiata con l’arrivo del timbro poco appropriato di Filippo Timi (doppiatore di Tom Hardy) che produce così una sorta di effetto straniamento, e non solo negli spettatori più scrupolosi.
A questo punto, con il solo Scrat – il cui uno ad uno con la ghianda risale ai tempi del primo film- a tenere alto il morale del pubblico (ma un cortometraggio sarebbe bastato), il film non può che fare la fine dei continenti: va alla deriva.
Il primo episodio, che è stato anche il primo film che ho visto in sala da bambino, era un prodotto divertente e poetico che ironizzava sulla difficile vita di tre scapoli sull’orlo dell’estinzione delle rispettive specie. Oggi, benché paradossalmente longevi, i tre sono protagonisti di film sempre più specchio delle loro stesse esistenze: tediosi, segnati, monocordi.
E a voi è piaciuto il film? Aggiungete un commento!